giovedì 11 febbraio 2010

Ciò che caratterizza i libri di Carlos Ruiz Zafòn è lo stato di tensione in cui ti tengono per tutto il tempo. Per quanto mi riguarda, se un libro è così io non smetto di leggere finchè non lo finisco.
Ho iniziato a leggere Marina ieri alle sei del pomeriggio e l'ho finito alle sette e mezza di stamattina. Sono da ricovero, lo so...
Sarà che ormai mi sono assuefatta al suo stile, ma avevo già capito come sarebbe andata a finire dai primi capitoli!
Sinceramente non mi è piaciuto poi molto, anzi mi ha delusa parecchio.
La trama è la stessa: la storia è incentrata su di un ragazzo che si imbatte in una storia più assurda che altro, e non riesce a frenare la propria curiosità neppure di fronte a stani personaggi, edifici bruciati, scandali economici ed omicidi vari.
Manca solo il Cimitero dei Libri Dimenticati, sostituito con un cimitero tradizionale.
Un buon libro senza dubbio, ma di certo non regge il confronto con L'Ombra del Vento.
Ciò che mi piace di quest'autore è la capacità che ha di trasmettermi la sua passione per i libri e la scrittura.
Ne Il Gioco dell'Angelo mi sono immedesimata in Isabella e mi sono perdutamente innamorata di Martìn, e sono tante le frasi che mi hanno colpita.
Ma la citazione più bella di Zafòn sarà sempre questa:

Poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli davvero il cuore.L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale- non importa quanti altri libri leggeremo, quanti mondi scopriremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo- prima o poi faremo ritorno.

1 commento:

  1. In effetti scrive dei libri molto simili tra loro, io per primo ho letto Marina e poi tutti gli altri, li leggi tutti d'un fiato ma poi ti sembra di aver letto un unico libro e non tre libri diversi.

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